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VANLIFE: Sardegna occidentale

08/01/2019
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Sardegna Occidentale

– VANFILE –
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Quando è stata l’ultima volta che hai ascoltato il silenzio.
Quando è stata l’ultima volta che hai chiuso gli occhi e hai respirato il vento.
Quando è stata l’ultima volta che hai visto la Via Lattea.

Ci sono cose che crediamo di conoscere e pensiamo di farne esperienza quotidianamente, di averle a disposizione sempre: il silenzio, l’aria, le stelle.

Arriva un momento però in cui finalmente riusciamo davvero a sentire in tutta la loro interezza qualcosa, in cui realizziamo che ciò che ritenevamo tale e di cui facevamo epserienza quotidianamente, rappresentava solo una piccola parte: il silenzio rotto in lontananza da un rumore di fondo continuo che il nostro cervello ha imparato ad isolare e non “sentire più”. Quel profumo nell’aria sempre un po’ metallico e pesante. Il cielo di notte riassunto in pochi piccoli spilli luminosi in un’oscurità che non è mai tale.

Finalmente riusciamo a conoscere le cose nella loro pienezza ed è lì che l’ordinario diventa straordinario: il ritrovare la pace nel silenzio rumoroso della natura, sentirsi ripuliti e rigenerati dall’interno riuscendo a respirare a pieni polmoni il vento che profuma di viaggio, che porta con se il mare, la terra, la roccia, gli arbusti che ha incontrato durante il suo percorso, riscoprirsi incantati nel riempirsi gli occhi di tutta quella incredibile magia che solo un cielo stellato in una notte senza luna, su una terra buona e addormentata può donarti.

Il nostro viaggio in Sardegna, durato poco meno di 10 giorni scendendo lungo la costa occidentale in un periodo dove i turisti sono pochi, dentro al nostro Volkswagen California del ’92 insieme ad una Bracchetta che ha conosciuto per la prima volta il mare (confermando la sua paura per l’acqua) mi ha aiutata a ritrovare un equilibrio che cercavo da tempo e che non riuscivo a ritrovare. Mi ha permesso di resettarmi dopo un anno fatto di tanto lavoro, piccole sfide vinte, qualche delusione e tanta gratitudine. Il ritornare all’essenziale, il non avere piani, il potersi immergere completamente in un luogo e poterlo osservare in silenzio, come degli ospiti rispettosi, ha reso questo viaggio ancora più’ speciale ed intenso.

Il tragitto

Il nostro tragitto è stato molto semplice, siamo partiti col traghetto da Livorno e siamo sbarcati la mattina dopo a Golfo Aranci.
Il viaggio in nave è scivolato liscio in cabina con Bracchetta che, a parte qualche “WOF” notturno dovuto ai rumori che sentiva in corridoio, non ha fatto una piega durante tutta la notte. Noi abbiamo viaggiato con Corsica Ferries, le navi sono attrezzate per i cani e sui ponti si trovano delle aree apposta per poter fargli fare i bisogni (pur tuttavia Bracchetta ha preferito “fare le sue cose” una volta scesi dalla nave, la terra ferma sono i piedi le da sempre molta più sicurezza per potersi dedicare a certe faccende).

Una volta sbarcati, piccola tappa a Santa Teresa di Gallura per fare colazione, far fare una corsa sulla spiaggia a Diana (per chi non lo sapesse, il vero nome di Bracchetta è questo…), legare le tavole da surf sul tetto del van e poi proseguire in direzione La Marinedda, dove ho iniziato a capire che questo non sarebbe stato un viaggio come gli altri, sarebbe stato molto di piu’: il rosso delle rocce di granito in contrasto con il blu intenso del mare e il fatto che quel paradiso fosse lì solo per noi, hanno reso questa prima tappa ancora più’ speciale.
Da lì abbiamo proseguito il nostro viaggio verso Castelsardo, attraversando strade immerse in campi di carciofi al pieno della loro produzione.

Una piccola tappa in questo borgo diroccato da cui abbiamo osservato il tramonto e poi giù verso Porto Ferro a caccia di onde, grande obiettivo della vacanza di Silvio per riuscire a surfare almeno un po’. Il paesaggio per raggiungere questa baia poco sopra Porto Torres mi ha ricordato l’Australia, forse grazie anche ai grossi alberi di eucalipto che costeggiano la strada.

Da lì abbiamo fatto una tappa a Capo Caccia, inizialmente l’idea era quella di andare direttamente ad Alghero ma dovete sapere che io ho una particolare passione per le punte, ogni volta che ne trovo una, devo andare a vederla e quindi eccoci arrivare sopra queste meravigliose scogliere col il faro in lontananza sulla sommità della punta piu’ alta. Da qui si può scendere verso le grotte di Nettuno ma purtroppo per noi, erano chiuse per manutenzione.

La tappa successiva è stata Alghero, l’unica cittadina che abbiamo visitato e che mi ha piacevolmente sorpresa: piccole vie che si snodano all’interno delle mura con i suoi edifici in stile gotico catalano, negozietti adorabili e ricchi di personalità, addobbi natalizi ricreati da vecchi cerchi di biciclette e ritagli di stoffa. Il suo porto subito al di fuori delle mura cittadine e un lungomare che parte dalle pinete e arriva dritto nel centro.

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La Marinedda
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Capo Caccia
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Alghero
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S’Archittu

Dopo aver passato la notte lì, abbiamo proseguito verso S’archittu, con le sue casette che danno direttamente sul mare e un arco naturale immerso tra prati e fichi d’India. A seguire, giu’ verso la penisola del Sinis con l’area archeologica di Tharros e la torre di San Giovanni, per poi passare dalla meravigliosa spiaggia di Mari Ermi ricoperta da piccoli sassolini di quarzo bianco scintillante e finire a Marceddi, un piccolo villaggio di pescatori che mi ha letteralmente rapito il cuore per la pace e l’armonia che mi ha regalato.

Da lì è partita la scoperta della Costa Verde, un misto tra campi verdi, boschi di sugheri, resti di miniere (Montevecchio), spiagge nascoste tra alte dune scolpite dal vento (Piscinas), cieli azzurri, scogliere a picco sul mare (Masua) e strade che si snodano tra pascoli verdi e alte rocce che ricordano molto i paesaggi che ci regalano le Dolomiti.

Un contrasto tra roccia e mare, alberi nodosi e torti dal vento e praterie rigogliose, dove il blu del cielo si fonde con quello dell’acqua e dove ad ogni curva si rimane sorpresi dalla bellezza che il panorama ti regala.

Ultime tappe del nostro viaggio sono state l’isola di Sant’Antioco, collegata alla “terra” da un ponte di terra riportata con le sue casette bianche di Calasetta, il porto e il museo del bisso, unico luogo al mondo dove si lavora ancora “la seta del mare“; e l’isola di San Pietro, un’isola dell’isola, dove potersi perdere tra le vie diroccate e colorate della sua città, Carloforte, dove si parla dialetto genovese, si mangia la pasta alla Carlofortina (trofie al pesto con tonno e pomodoro) e dove i fenicotteri popolano le ex saline.

Questa è stata la nostra ultima tappa, da qui ci siamo poi spostati nuovamente sulla costa est, un’ultima giornata passata a Capo Coda Cavallo, vicino a San Teodoro, per poi imbarcarci la sera nuovamente verso il continente.

Torre di San Giovanni
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Tramonto dalla torre di San Giovanni
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Tharros
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Dune di Piscinas
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Marceddi
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Costa Verde
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Pan di Zucchero – Masua
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Isola di San Pietro

La vita da Van

Tutto il viaggio l’abbiamo fatto dormendo e cucinando sul nostro mini van, acquistato usato qualche mese fa. Per noi non era la prima volta, infatti ci piace spesso usare questo genere di mezzi per viaggiare (vedi il nostro viaggio in Spagna o in Islanda).

Essendo i campeggi tutti chiusi, abbiamo potuto passare la notte fermandoci in luoghi davvero meravigliosi (in estate e in generale durante la stagione turistica non ci si può fermare dove si vuole ma solo nei campeggi e in apposite aree di sosta) ed immergerci in pieno nella bellezza dei tramonti e della natura sarda.

Tutto il nostro mondo era racchiuso in una piccola “scatoletta bianca” su ruote (qui trovi il video del tour del nostro van) e questo ti fa capire quanto in realtà abbiamo davvero bisogno di poco per poter stare bene. L’avere al mio fianco le persone che amo per poter condividere questo viaggio ha reso anche le assenze di comodità (come il doversi appoggiare ai bagni pubblici o dei bar o il dover fare la doccia fredda in spiaggia) semplicemente un piccolo dettaglio irrilevante paragonato al piacere della condivisione, della scoperta e della libertà che abbiamo provato.

Le nostre giornate erano scandite dai nostri nuovi rituali (qui puoi vedere la mia “morning routine da van”), il tempo e l’organizzazione della giornata seguiva i ritmi naturali del sole, la nostra televisione era il finestrino del van, la nostra musica il rumore delle onde del mare e la quotidianità era fatta di nuovi orizzonti da esplorare, un pranzo preparato davanti al caldo sole delle dune di Piscinas o una cena nel rassicurante e accogliente piccolo caldo nido illuminato da lucine mentre fuori la notte ci abbracciava.

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Questo è stato il nostro viaggio in Sardegna. E’ stato breve ma speciale. Se avete domande o volete sapere qualcosa piu’ nel dettaglio, lasciatemi un commento qui di seguito.

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