Il problema climatico non è una questione di punti di vista
19/03/2019
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Il problema climatico non è una questione di punti di vista
Immagine di copertina di MItodru Ghosh dall’archivio fotografico Unsplash
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Lo ammetto, a volte vivo un po’ “fuori dal mondo”, è il rovescio della medaglia dell’informazione online e dell’essere presenti sui social in modo molto selettivo: seguo poche persone selezionate con cui condivido una stessa visione del mondo e di valori. Guardo spesso solo programmi in streaming che quindi posso selezionare io stessa, faccio un lavoro molto solitario che non mi permette di vivere a contatto con le persone, il mio tempo libero lo impiego per fare solo ed esclusivamente cose che mi piacciono e che mi appagano, ho pochi amici.
Questo mio atteggiamento può essere definito un po’ snob, me ne rendo conto, ma per me questo è un modo per riuscire a vivere in modo sereno, per non farmi abbattere dalla quotidianità che spesso è molto demoralizzante e deludente, è una forma di protezione nei confronti di me stessa, è il modo che ho per alimentarmi di quanta più energia positiva possibile ed evitare di sprofondare nella disperazione più’ totale.
Questo mio modo di vivere, se da un lato fa bene al mio spirito, dall’altro mi fa vivere in una sorta di mondo parallelo fatto principalmente di cose belle o, per lo meno, molto simile al mio modo di vivere. Sia chiaro, non sono un’ingenua e so perfettamente che purtroppo le cose vanno diversamente, ma spero sempre in un “peggio” un po’ migliore di quello che è in realtà. Proprio per questo motivo sono letteralmente caduta dal pero quando ho iniziato a leggere in questi giorni che le riflessioni sul clima che sono scaturite dallo sciopero studentesco di venerdì scorso in occasione del #FridaysForFuture hanno suscitato reazioni molto violente e negative sui social.
Ecco alcuni esempi: Valentina ha fatto delle stories in cui parlava del significato di quella giornata e invitava i suoi followers a condividere con lei dei consigli pratici per ridurre il nostro impatto sull’ambiente in modo da parlare in modo propositivo di piccole soluzioni da applicare nella vita di tutti i giorni. Per chi non segue Valentina, lei parla principalmente di cibo sui suoi canali e ha un modo di porsi sempre molto positivo, educato e poco, anzi che dico, per nulla aggressivo. Il risultato della sua “esposizione” a questo tema è stato: pochissima interazione rispetto al normale, perdita di followers e alcune risposte estremamente negative (per fortuna chi ha deciso di partecipare ha condiviso tantissime semplici soluzioni che possono fare la differenza e che Valentina ha condiviso nelle sue stories in evidenza) .
Michela, in relazione a quello che ha letto e che ha visto circolare in questi giorni sui social, ha addirittura deciso di creare un hashtag #unfiorecontroilrancore per contrastare le critiche che sono state rivolte a chi ha deciso di partecipare alle manifestazioni che sono state organizzate in tutto il mondo o ha deciso di esporsi su questa tematica ricevendo spesso delle reazioni negative e verbalmente molto violente.
Questo genere di reazioni mi hanno davvero abbattuta molto, perchè se da un lato ero felice di vedere una così grande partecipazione al tema, dall’altra mi ha davvero scoraggiata vedere anche una risposta così negativa. Qui non stiamo parlando di una posizione politica che può essere condivisa o meno, non si tratta di un’opinione su un grande tema morale, non è una teoria astratta di cui non riusciamo a percepire le implicazioni pratiche, qui stiamo parlando di un dato di fatto: le attività umane stanno consumando la Terra e stanno avendo un impatto devastante sul clima e la natura.
Questo lo possiamo vivere e percepire quotidianamente nella vita di tutti i giorni, basta fare una passeggiata su una qualsiasi spiaggia della Terra, anche la più remota, per trovarla disseminata di plastica restituita dal mare. Ho trovato spiagge completamente piene di bastoncini di cotton fioc e pezzetti di plastica in Sardegna, così come in Portogallo o in una zona estremamente remota dell’Islanda. Abbiamo sempre più’ spesso fenomeni atmosferici violentissimi. La mia città, Varese, è sempre stata una città molto piovosa, addirittura era amabilmente stata soprannominata “il pisciatoio d’Italia“, adesso piove pochissimo, gli inverni a volte sono pressoché inesistenti e le estati calde come non lo sono mai state. E’ vero, i cambiamenti climatici sono un fenomeno naturale, ma sono fenomeni estremamente lenti che avvengono in secoli, il fatto che io, che ho solo 33 anni, me ne stia rendendo conto, lo rende innaturale e grave.
Insomma, è evidente che abbiamo un problema, un problema molto serio, a questo punto possiamo decidere di fare due cose: ignorarlo, e far finta che vada tutto bene continuando per la nostra strada, oppure prenderne atto e fare del nostro meglio per cercare di cambiare, per quanto in nostro potere, il corso degli eventi.
E’ come se fossimo alla guida di una macchina con tutte e quattro le gomme bucate, possiamo decidere di fermarci, scendere, cambiarle, con fatica, tutte e quattro e continuare il nostro viaggio o far finta che sia tutto a posto, ignorare i primi rumorini, le prime difficoltà a mantenere il controllo della guida, e andare avanti fintanto che non sarà tutto distrutto.
Ignorare un problema, automaticamente, purtroppo, non lo fa sparire e ancor meno lo risolve.
Queste foto sono state scattate la scorsa estate in Islanda, mi trovavo a Hraunhafnartangi, uno dei punti più’ a nord dell’isola, in mezzo, letteralmente, al nulla, ma c’era plastica anche lì, restituita dal mare.
Io ho deciso di prenderne atto e di cercare per quanto possibile di fare la mia parte per, non dico risolvere la situazione, ma almeno cercare di non peggiorarla. Questo non perchè io sia migliore degli altri o abbia dei poteri speciali, ma perchè io amo profondamente il luogo in cui vivo e vorrei che continuasse ad esistere con la sua incredibile diversità e meraviglia anche in futuro, consapevole del fatto che le mie scelte non influenzano solo la mia vita, ma anche quella degli altri, irrimediabilmente concatenate in un sistema di cui tutti facciamo parte e le cui conseguenze ricadono su tutti, senza alcuna distinzione.
Dobbiamo piantarla di pensare che noi non possiamo fare nulla, che non abbiamo potere, che sia tutto in mano dei “poteri forti”, certo, loro hanno una grossa responsabilità e indubbiamente una loro presa di posizione netta aiuterebbe notevolmente, ma i cotton fioc che ho visto trasformarsi nelle “conchiglie 2.0” sulle nostre spiagge non sono finite lì perchè gettate dai “poteri forti”, la spazzatura abbandonata nei boschi, le cartacce per terra, non è frutto di una cospirazione gestita dall’alto, quella è una nostra singola responsabilità.
Potrei fare di più? La risposta è sì, ma intanto faccio qualcosa, ho coscienza del problema e cerco di fare del mio meglio per ridurre l’impatto che il mio stile di vita ha sull’ambiente: non bevo acqua in bottiglia di plastica, utilizzo prodotti solidi per la mia igiene personale o con packaging non in plastica e riciclabili, cerco di evitare tutto ciò che è usa e getta per quanto possibile insieme a tutta una serie di altre scelte e cambiamenti che ho deciso di fare. Come dice spesso Camilla nei suoi post, dobbiamo iniziare a pensare che per fare qualcosa non ci sia bisogno di vestirsi di foglie, cibarsi di bacche e vivere in una grotta, c’è bisogno che TUTTI facciano la loro parte e inizino a modificare le loro abitudini verso soluzioni che abbiano un impatto minore sul nostro ambiente.
In un mondo dove tutto ruota attorno al denaro e al profitto, il decidere di dare i nostri soldi ad aziende che hanno deciso di abbracciare una filosofia volta a diminuire il più’ possibile l’impatto che la produzione e lo smaltimento dei propri prodotti ha sull’ambiente, piuttosto che un’altra che non ha le stesse attenzioni, fa la differenza: più aumenterà la domanda verso questo genere di prodotti, più le aziende cercheranno di adattarsi a questi standard creando un’economia con un impatto inferiore sull’ambiente in cui viviamo.
Questa è la riflessione che avevo il piacere di condividere con voi e che è stata scatenata dal prendere atto del fatto che molte persone pensino che il tema “clima” sia una questione da “fricchettoni”, “invasati” che si stia esagerando e che i problemi seri siano altri, che non sia una priorità. Indubbiamente il tema che riguarda l’ambiente non è il solo problema che esiste nella nostra società, ma se non avremo più’ un luogo sicuro e sano dove vivere, se non avremo più le risorse per poter produrre il nostro cibo , tutti gli altri problemi diventeranno inesistenti.
Qui di seguito vi lascio alcuni link a siti e profili che seguo che affrontano questo tema e da cui, quotidianamente, imparo tanto, ritrovo degli spunti di riflessione e cerco di prendere esempio per migliorare il mio modo di vivere. Vi invito a lasciare un commento a questo post per segnalare eventuali altri siti o profili a tema che possano essere di esempio ed ispirazione per tutti.
Io voglio credere che ci sia ancora una speranza, ma perchè questo avvenga, c’è bisogno che ognuno faccia la sua parte.
Ecocult: blog americano gestito dalla giornalista Alden Wicker, parla principalmente di moda, trovate indirizzi interessanti e articoli spesso provocatori che affrontano diversi temi da punti di vista spesso alternativi e molto interessanti.
Marieke Eyskoot: autrice del libro “This is a good guide” dove poter trovare tantissimi spunti e consigli per adottare uno stile di vita più’ responsabile e con un impatto minore sull’ambiente.
Camilla Mendini: sia sul suo profilo Instagram che sul suo canale YouTube trovate molti contenuti per adottare uno stile di vita più responsabile.
Green Kitchen Stories: blog vegetariano con tantissime ricette semplici e buonissime. Consigli sul meal prep e una famiglia stupenda (seguite su Instagram anche il profilo di Luise per consigli extra).
Lisa Casali: la regina dello zero waste in cucina, sul suo blog affronta anche temi di lifestyle
Friendly Shop: negozio online e fisico (Padova) dove trovare alternative plastic free per la vita di tutti i giorni.
Ecco-Verde e Ecobelli: negozi online di prodotti beauty naturali e spesso plastic free.