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Ecco, ci risiamo. Lo sapevo perfettamente quando domenica pomeriggio mi sono seduta sul divano, ho messo la mia copertina da anziana (quella di lana, scozzese, un po’ da libro cuore), ho preso il telecomando in mano e ho acceso Netflix. Ho guardato mio marito e gli ho detto: “Ecco Silvio, questo è il momento in cui diventeremo vegetariani“. A quel punto ho schiacciato il tasto Play e ho iniziato a vedere “Cowspiracy“.

Avevo paura a guardare questo documentario perché sapevo che una volta visto non sarei più potuta tornare indietro e per questo motivo l’avevo messo nella lista dei film da vedere in attesa del momento piu’ adatto. Domenica è stato quel giorno.

Partiamo con alcune premesse: in primo luogo questa vuole essere semplicemente una riflessione “a caldo” su quello che ho visto e sono semplicemente delle mie considerazioni personali; non sono un’esperta in materia, non ho fatto studi e ricerche in merito e quello che scriverò si basa semplicemente su ciò che ho visto nel documentario. In secondo luogo, sono diventata vegetariana? No. Lo diventerò? Credo proprio di sì.

Ma andiamo con ordine. La cosa che mi è piaciuta di più di questo docu-film è che non si è cercato di impietosire gli spettatori con le classiche immagini dell’agnellino strappato alla madre che va al macello, c’è solo una scena un po’ cruda che riguarda un’anatra, ma poi per la maggior parte del tempo ci sono interviste, grafici ed esempi. Inoltre mi è piaciuto molto l’approccio che è stato dato perché non è il solito film con l’intento di elencarti tutti i benefici del diventare vegetariani, bla bla bla… quella è una conseguenza, viene vista come soluzione per un problema ben più grosso e che riguarda tutti noi, ed è per questo che mi ha toccato così tanto.

Ognuno è libero di decidere cosa fare della propria vita: se voglio posso drogarmi, avvelenarmi, farmi del male come e quando voglio. Io sono padrone del mio corpo e sono io a pagare le conseguenze delle mie scelte in prima persona. Ma se con le mie azioni vado a minare l’esistenza delle altre e causo il male di ciò che mi circonda avvelenando il mondo in cui vivo, allora il discorso è un po’ diverso e la scelta di diventare vegetariani (meglio ancora sarebbe vegani) per me, che avevo già preso in considerazione più di una volta quest’ipotesi, diventa non una scelta, ma una necessità.

Io voglio vivere in un mondo sano e non voglio essere, per un mio comportamento inconsapevole sbagliato, causa della distruzione di quell’ambiente meraviglioso in cui vivo. Voglio lasciare la possibilità a chi verrà dopo di me di ammirare le meraviglie che la natura offre: foreste rigogliose, alberi secolari, animali selvatici che non rischiano l’estinzione, oceani puliti e vivi più che mai, aria respirabile e non tossica. Credete che io sia una sognatrice utopica? Può darsi, ma io credo fortemente che se noi tutti iniziassimo a pensare a noi stessi come parte di un qualcosa di immensamente più grande che dipende strettamente dalle nostre singole scelte quotidiane e non semplicemente a dei singoli individui scollegati tra loro e dal mondo in cui vivono le cui azioni sono immensamente piccole da non influenzare ciò che ci circonda, le cose potrebbero cambiare, e in meglio.

Siamo ormai più di 7 miliardi di persone e le Nazioni Unite stimano che entro il 2050 raggiungeremo i 9 miliardi. Noi aumentiamo ma le dimensioni della Terra non cambiano, le risorse che ci dona sono limitate e non c’è modo di cambiare questi dati, l’unica cosa che possiamo fare è cambiare il nostro modo di vivere, le scelte che facciamo ogni singolo giorno. Cercare di pensare alla Terra come una casa da curare, abbellire, trattare con rispetto e non sfruttare e distruggere brutalmente: voi vorreste mai che i vostri vicini di casa entrassero a casa vostra, la derubassero, la distruggessero davanti ai vostri occhi e poi magari uccidessero anche voi perché si sentono legittimati a farlo? Non credo e questo è esattamente ciò che stiamo facendo noi con la Terra, le piante e gli animali che la abitano.

cowspiracy

Io non sono ancora riuscita a diventare vegetariana, perché mentre è stato facile decidere di non acquistare più abiti della Fast Fashion dopo aver visto “The True Cost” (l’avete visto? se no ve lo consiglio…), per questo cambiamento penso ci voglia più tempo: è facile smettere di acquistare abiti di cui non abbiamo bisogno e che compriamo semplicemente perché costano magari solo 5 Euro, ma è ben più difficile (o per lo meno per me è così), cambiare le proprie abitudini alimentari ormai radicate. E’ un cambiamento importante ma che voglio fare, lo devo a questo meraviglioso pianeta che mi ospita. Il mio primo obiettivo è quello di iniziare a consumare sono 4 porzioni di carne o pesce al mese e ridurle sempre di piu’. Ce la farò? Vi terrò aggiornati…

Per tutte le informazioni, le fonti e i dati andate sul sito ufficiale del documentario: www.cowspiracy.com
Potete vedere il documentario gratuitamente su Netflix (i primi 30 giorni di abbonamento sono gratuiti e già che ci siete… guardate anche “The True Cost“)